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L’Isola di Procida

Lontanissima dalla mondanità di Capri e Ischia, profumata di limoni e spazzata dai venti, Procida sfugge ai radar del turismo di massa (agosto a parte) e conserva un’atmosfera rarefatta, autentica, quasi malinconica. È piccolissima (4 km² di terra), con un groviglio di case dai toni pastello, rosa, gialle, verde e azzurre, i suoi porticcioli con le barchette e le reti da pesca ammassate sui moli. Per le strade e nelle piazzette si respira appieno l’anima local, con i pescatori dai volti segnati dal sole che riposano all’ombra di qualche ombrellone, i ragazzini che si rincorrono tra i vicoli, i piccoli alberghi e i ristoranti che difficilmente deludono.

“Ma no, anche l’estate, invece, sarebbe tornata immancabilmente, uguale al solito. Non la si può uccidere, essa è un drago invulnerabile che sempre rinasce, con la sua fanciullezza meravigliosa. Ed era un’orrida gelosia che mi amareggiava, questa: di pensare all’isola di nuovo infuocata dall’estate, senza di me!”
(Elsa Morante, L’isola di Arturo)

Niente di meglio che esplorare questa isoletta con tutta calma. Partite da Marina Grande, dove i marinai vendono il pesce freschissimo direttamente dalle loro barche. Insinuatevi nei vicoli in salita fino a Terra Murata, il punto più alto dell’isola, con un paesaggio magnifico sul golfo, la chiesa di San Michele Arcangelo e il palazzo d’Avalosex carcere borbonico dismesso nel 1988 e oggi visitabile. Marina della Corricella è il piccolo borgo di pescatori teatro de Il Postino, ultimo capolavoro di Massimo Troisi (l’attore, oltre a interpretare il postino di Pablo Neruda, ne ha curato la regia insieme a Michael Radford, ricevendo cinque nomination agli Oscar 1996 – tra cui quella per miglior film – e conquistando una statuetta per la migliore colonna sonora drammatica). Andare alla ricerca delle scenografie della pellicola è uno degli sport preferiti dai turisti (soprattutto partenopei, che esaltano Troisi, a ragion veduta, tanto quanto Maradona). Il paese digrada con le sue casette colorate da piazza dei Martiri fino al porticciolo. Più a sud, la splendida spiaggia di Chiaia, insenatura semicircolare di sabbia fine. All’estremità ovest dell’isola c’è l’informale Marina di Chiaiolella, con i ristoranti vecchio stile e un porto su cui ormeggiano barche da diporto e i taxi d’acqua colorati che raggiungono spiagge bellissime. C’è ancora un’isola da visitare: Vivara, mezzaluna tutta verde, disabitata, collegata a Procida da un ponte pedonale. Miracolosamente immune alla cementificazione, è stata riconosciuta Riserva naturale statale.

Isole del Golfo di Napoli: cosa vedere a Ischia, Capri, Procida.

Grotte, baie, insenature, scorci mozzafiato, buon cibo e un clima meraviglioso. Da Napoli o da Sorrento, da Amalfi o Positano, chi guarda l’orizzonte può scorgere in lontananza un triangolo scaleno di sagome rocciose che emergono dal mare. È il primo incontro con le gemme del Golfo di Napoli: Capri, la mondana, Ischia, l’isola del benessere, e Procida, la conservatrice.

CapriIschia e Procida si lasciano alle spalle l’istrionica Napoli, con i suoi trambusti e le sue contraddizioni, crogiolandosi nella loro sconvolgente bellezza. Sparpagliate su un mare di un blu saturo, hanno stretto un patto eterno con il sole e il clima mite, linfa vitale per la natura rigogliosa che le adorna tutto l’anno. Eppure le tre isole incantatrici del Golfo di Napoli hanno aspetti e caratteri tutt’altro che omogenei. Capri dalle forme aguzze, elitaria, salotto dell’effimero. Ischia, grande, caleidoscopica e verdissima, dai profili smussati, fa tesoro delle sue acque sulfuree. Infine Procida, piccolissima, semplice, colorata e autentica. Pasti luculliani, spiagge dorate e nere, trattamenti wellness, passeggiate e trekking, romanticissimi tramonti: what else?

“Ah, Napoli non è niente senza le sue isole: Capri, certo, Ischia e anche Procida.”
(Tahar Ben Jelloun)