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A Napoli il World Press Photo Exhibition, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo.

Nata nel 1955 e con base ad Amsterdam, la Fondazione World Press Photo si distingue per essere una delle maggiori organizzazioni indipendenti e no-profit impegnata nella tutela la libertà di informazione, inchiesta ed espressione, promuovendo in tutto il mondo il fotogiornalismo di qualità.
Oltre ad offrire un ampio portfolio di attività comunicative, educative e di ricerca, la World Press Photo Foundation vanta il concorso di fotoreportage più prestigioso al mondo con la partecipazione annuale di oltre 6.000 fotoreporter, provenienti dalle maggiori testate editoriali mondiali come Reuters, AP, The New York Times, Le Monde, El Paìs per nominarne solo alcuni.
La mostra internazionale è stata inaugurata ad Amsterdam ad aprile, prima di iniziare il suo tour mondiale in 100 città e 45 paesi.
Il concorso di World Press Photo rappresenta e concentra i più alti standard della fotografia d’attualità nella foto vincitrice dell’anno, la “World Press Photo of The Year”, selezionata nell’ambito di diverse categorie: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports e Spot News.
Alcune delle immagini premiate con questo titolo sono diventate iconiche, altre hanno stabilito dei trend, altre ancora hanno influenzato il fotogiornalismo tanto da mutarne lo stile e dettarne gli standard.

La mostra internazionale “World Press Photo 2019” farà tappa a Napoli, presso il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli il 14 Ottobre e rimarrà aperta fino al 11 Novembre 2019.

L’esposizione presenta le 144 foto finaliste selezionate tra le immagini che hanno raccontato il 2018 fra cui lo scatto vincitore del World Press Photo of The Year 2019: Crying Girl on the Border di John Moore (Agenzia Getty Image). L’immagine ritrae una bambina honduregna di circa due anni, Yanela, in un pianto disperato mentre sua madre, Sandra Sanchez, che la tiene in braccio, è costretta a metterla a terra mentre viene perquisita da un agente della polizia di frontiera americana al confine con il Messico.

Crying girl on the border

Joan Miró. Il linguaggio dei segni.

Il mondo fantastico, onirico, febbrilmente creativo di Joan Miró viene presentato al pubblico dal 25 settembre 2019 al 23 febbraio 2020 al PAN Palazzo delle Arti Napoli, con l’esposizione dal titolo “Joan Miró. Il linguaggio dei segni”.
Il percorso espositivo si compone di ben ottanta opere tra quadri, disegni, sculture, collage e arazzi, che ripercorrono sei decenni di attività creativa, dal 1924 al 1981, in cui Miró sviluppa un linguaggio formale che trasforma l’arte del XX secolo.
Le opere provengono tutte dalla straordinaria collezione di proprietà dello Stato portoghese in deposito alla Fondazione Serralves di Porto.
L’esposizione è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, con il supporto del Ministero della Cultura portoghese, il patrocinio dell’Ambasciata del Portogallo in Italia e organizzata dalla Fondazione Serralves di Porto con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare.

Informazioni utili
Dove: PAN, Palazzo della Arti Napoli
Quando: 25/09/2019 – 23/02/2020
Informazioni e prenotazioni: +39 334 1324281 – 081 7958601
info@mostramironapoli.it

Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30; martedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietteria
Intero € 12,00
Ridotto € 8,00
Ridotto gruppi € 8,00
Ridotto bambini € 5,00
Ridotto scuole € 5,00

Speciale lunedì Universitario : Tutti i lunedì (eccetto i festivi) gli studenti universitari muniti di tesserino e documento di identità (senza limiti di età) potranno accedere con biglietto a € 6,00.
Per i gruppi e le scuole che visiteranno la mostra entro il 30 ottobre è riservata una promozione con riduzione sul biglietto d’ingresso:
gruppi € 7,00 (anziché € 8,00)
scuole € 4,00 (anziché € 5,00)
*senza alcun costo di prenotazione aggiuntivo

Le migliori pizzerie del centro storico di Napoli

“Tutti pazzi per la pizza” questo potrebbe essere lo slogan internazionale per quello che probabilmente è il piatto italiano più conosciuto al mondo. In molti cercano di “copiare” il modello originale napoletano ma degustare una vera pizza qui dove tutto è iniziato, non ha prezzo.

Ecco per voi una selezione di quelle che per noi sono le migliori pizzerie del centro antico di Napoli.
Tutte a meno di 10 minuti a piedi dalla nostra casa vacanze!

Gino e Toto Sorbillo

Il successo internazionale e la notorietà mediatica non impediscono a Gino Sorbillo e a suo fratello Toto di mantenere il punto e di continuare a farsi portavoce della stessa eccellenza di sempre. La lunga attesa per sedersi a tavola è ripagata dalla cura del servizio e dell’offerta: pizze tonde d’autore, frutto di una meticolosa selezione degli ingredienti con predilezione per il biologico. Regina indiscussa resta la classica pizza Margherita a dimostrazione di quanto la più semplice delle ricette, se eseguita con tecnica e maestria, possa diventare e restare la numero uno.

Dove: Via dei Tribunali, 324 minuti a piedi.
Aperto a pranzo e cena. Chiuso la domenica.
www.sorbillo.it

Antica Pizzeria e Friggitoria Di Matteo

Perfino l’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton, non ha saputo resistere alla tentazione degli squisiti sapori della pizzeria Di Matteo. Una pizzeria che nasce nel lontano 1932 e che a poco a poco guadagna popolarità in tutta Napoli prima e in tutto il mondo poi. Un ristorante che oltre a preparare la vera pizza napoletana, ti regalerà l’occasione di assaggiare il miglior street-food partenopeo. Da non perdere la Margherita Faccia Gialla con mozzarella di bufala e pomodorini gialli e naturalmente sua maestà la frittatina.

Dove: Via dei Tribunali, 941 minuto a piedi.
Aperto tutti i giorni a pranzo e cena.
www.pizzeriadimatteo.com

La Figlia del Presidente

Fra i nomi che hanno fatto la storia della pizza napoletana, La Figlia del Presidente sfodera il fascino del folclore partenopeo grazie a una pizza impeccabile, un impasto alveolato e soffice, scioglievole, impreziosito con i sapori locali. Da provare anche il ripieno al forno.

Dove: Via del Grande Archivio, 245 minuti a piedi.
Aperto a pranzo e cena. Chiuso la domenica.
www.lafigliadelpresidente.com

L’Antica Pizzeria Da Michele

Conosciuta anche come “Tempio Sacro della Pizza”, la pizzeria Da Michele è un altro dei simboli napoletani, che hanno fatto la storia fin dalla seconda metà del XIX secolo. Il segreto di questa pizzeria si cela dietro un uso esclusivo di prodotti freschi e nella più tradizionale fase di lievitazione della pasta. Non avrai nemmeno l’imbarazzo della scelta avendo a disposizione solo due semplici tipi di pizza: Marinara o Margherita.

Dove: Via Cesare Sersale, 18 minuti a piedi.
Aperto a pranzo e cena. Chiuso la domenica.
www.damichele.net

Pizzeria De’ Figliole

Qui si respira l’aria della friggitoria popolare, avventura iniziata nel lontano 1860. Il mood cita il neorealismo, con le donne di casa in grembiule a quadretti, a lavoro tra banco e friggitrici e gli uomini che servono ai tavoli con la camicia e la cordialità del padrone di casa che ha ospiti a cena. L’autenticità della Napoli contemporanea di fronte al vecchio tribunale e all’angolo di Forcella. Protagonista una pizza fritta che è una nuvola generosamente ripiena di ingredienti freschi bilanciati con la sapienza dell’esperienza. Pochi tavoli, ma la pizza fritta è un vero street food, da gustare in piedi o camminando.

Dove: Via Giudecca Vecchia, 397 minuti a piedi.
Aperto a pranzo e cena. Chiuso la domenica e il lunedì.
www.facebook.com/Pizzeria-de-figliole

E se siete stanchi di mangiare pizza, qui trovate le migliori trattorie del centro antico!

San Gennaro: 11 Musei da visitare gratis!

Musei gratis in occasione della festa di San Gennaro, Patrono della Città di Napoli. La città si prepara a festeggiare il suo Santo Patrono con una bella opportunità per tutti i cittadini e turisti che potranno così approfondire e conoscere le nostre realtà culturali. Il 19 settembre, giorno in cui il Duomo di Napoli ospiterà centinaia di fedeli in attesa del miracolo di San Gennaro, ben 11 musei partenopei saranno aperti al pubblico gratuitamente. Dal Palazzo Reale al Museo Archeologico Nazionale, dal Castel Sant’Elmo alla Villa Pignatelli. Ai musei del capoluogo si aggiungono anche i principali siti archeologici dell’area flegrea, come Cuma, l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli e il Castello di Baia, tutti ad ingresso gratuito.

La proposta, avanzata dal Mibac, nasce con l’intenzione di invogliare a visitare i principali musei cittadini nel corso di una delle festività più importanti e sentite della città.

Elenco dei musei gratis:

Palazzo Reale di Napoli
Piazza del Plebiscito 1.
Orario di visita: 09.00-20-00.

Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo Nazionale, 19.
Orario di visita: 9.00-19.30.

Certosa e Museo di San Martino
Largo San Martino, 5.
Orario di visita: ore 8:30 – 19:30 (ultimo ingresso 18:30).

Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento a Napoli
Via Tito Angelini, 22.
Orario di visita: 9.30-17.00.

Museo della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana
Via Cimarosa, 77.
Orario di visita: Museo, 8.30-17.00; Parco, 8.30-17.15.

Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes e Museo delle Carrozze
Riviera di Chiaia, 200.
Orario di visita: 8.30-17.00.

Palazzo Zevallos – Stigliano
Via Toledo, 185.
Orario di visita: ore 10 – 18 (ultimo ingresso alle 17:30).

Parco archeologico di Cuma
Via Monte di Cuma, 3 Pozzuoli.
Orario di visita: 9.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00).

Parco archeologico delle terme di Baia
Via Sella di Baia, 22 Bacoli.
Orario di visita: 9.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00).

Anfiteatro Flavio e Tempio di Serapide
Via Serapide, Pozzuoli.
Orario di visita: 9.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00).

Museo archeologico dei Campi Flegrei
Via Castello, 39 Bacoli.
Orario di visita: 9.00 – 14:20 (ultimo ingresso alle 13.00).

Pizza Village 2019: la festa della pizza a Napoli

Napoli Pizza Village, giunto ormai alla nona edizione nel 2019, torna sul lungomare Caracciolo.

Il Napoli Pizza Village 2019, reduce da un’edizione da record svolta nello scorso anno che ha contato 1.047.000 presenze con oltre 122.000 pizze sfornate dalle 50 pizzerie presenti, si disputerà dal 13 al 22 settembre, tutte le sere dalle ore 18 a mezzanotte.

Napoli Pizza Village, che a ottobre ha tenuto anche una tappa all’estero, più precisamente a New York negli Stati Uniti d’America, è una festa popolare che aspira a rappresentare un efficace momento di promozione globale del territorio attraverso uno dei simboli per eccellenza dell’Italia nel mondo: la pizza.

Il villaggio di 30 mila metri quadrati prevede la presenza di 50 tra le più famose pizzerie e centinaia di pizzaioli provenienti da tutto il mondo, pronti a sfornare oltre 100 mila pizze nell’arco dei 10 giorni.

L’accesso all’area del Napoli Pizza Village 2019 è libero e gratuito, così come gli eventi inclusi nel cartellone.
In ogni serata a partire dalle 21.30 sono previsti concerti live:
14 Settembre Arisa / 15 Settembre Achille Lauro / 17 Settembre E. Bennato – C. Malgioglio / 18 Settembre Dolcenera / 19 Settembre Boomdabash / 20 Settembre E. Nigiotti – Bianca Atzei / 21 Settembre Mahmood / 22 Settembre Anastasio.

Da non perdere pizza class per gli adulti e altri eventi, come il prestigioso Campionato Mondiale del Pizzaiuolo – Trofeo Caputo.

Chi vuole mangiare può acquistare il ticket menu online o direttamente al botteghino: il biglietto, al costo di 12 euro, prevede la possibilità di scegliere la pizzeria dove poter degustare la pizza e la bibita, con inclusi anche dolce e caffè. Ai celiaci è dedicato uno stand con prodotti Gluten Free allestito al centro del villaggio, in Rotonda Diaz. È possibile comporre un vero e proprio menu per celiaci comprensivo di pizza, birra e dolci senza glutine, senza alcuna variazione di prezzo.

Per i più piccoli c’è NPV Kids, un percorso didattico che permetterà ai bambini di scoprire la storia della pizza margherita e di conoscere le proprietà nutrizionali della pizza e il suo ruolo nella Dieta Mediterranea. I piccoli aspiranti pizzaioli, inoltre, potranno partecipare a divertenti laboratori in cui sarà possibile apprendere come realizzare un’autentica pizza napoletana, sotto la guida di un Maestro Pizzaiolo napoletano.

Maggiori informazioni sul sito ufficiale.

La Bella ‘Mbriana: lo spirito buono della casa napoletana

La bella ‘mbriana, per il popolo napoletano rappresenta lo spirito della casa, buon angelo del focolare e portatrice di fortunati eventi.
La derivazione etimologica proviene dal latino meridiana e quindi allude ad uno spirito che compare nelle ore più luminose del giorno o che si intravede alla controra, ossia nel primo pomeriggio.

In alternativa da meridiana potrebbe derivare il termine mariana che indica l’ombra quasi a rappresentare un’ombra sotto cui ripararsi o altresì il significato etereo dell’essere. A testimonianza dell’affetto dei napoletani verso questa figura, è molto comune a Napoli il cognome Imbriani derivante, appunto, da ‘Mbriana.

La bella ‘mbriana è una creatura misteriosa, una presenza gentile e benevola, che gli anziani credono dimori in maniera fissa in un’abitazione, posta da lei sotto la sua protezione.
E’ difficile descrivere il suo aspetto poiché ella appare solo per un qualche istante magari accanto ad una tenda mossa dal vento o nel riflesso di una finestra, o in un angolo buio della casa e si tratta sempre di apparizioni troppo fugaci perché si possa affermare di averla vista.
Invisibile, impalpabile ma presente, lei c’è e sarebbe secondo la tradizione di aspetto piacente, ben vestita, al punto che molti la descrivono come una donna molto bella, una giovane donna dal viso dolce e sereno, una figura chiara e solare ed è paragonata alle fate dei bambini.

La leggenda narra che quando uno sguardo umano la sfiori si tramuterebbe in farfalla o in un geco, l’animaletto simile ad una lucertola che, nelle sere d’estate, dà la caccia agli insetti vicino alle lampade; per il suo legame con questa fata capricciosa, i napoletani considerano il geco un portafortuna e si guardano bene dal cacciarlo via o dal disturbarlo.

La bella ‘mbriana regna, controlla e consiglia gli abitanti della casa e pare gradisca molto l’ordine e la pulizia e per questo una casa trascurata la renderebbe irascibile. Nel passato quando si decideva per un trasloco, si cercava di parlarne fuori casa, in modo da non farle sapere nulla, per non attirarsi le sue ire. 
Viene invocata in tutte le situazioni difficili che compromettono la serenità familiare. In genere si tratta di uno spirito buono, ma attenzione a non offendere mai la bella ‘mbriana perché potrebbe addirittura provocare la morte di uno dei familiari.

Un tempo, si metteva a tavola un posto in più e comunque in casa doveva esserci una sedia in più per lei per ospitarla e farla riposare in qualsiasi momento. Se tutte le sedie fossero occupate la bella ‘mbriana potrebbe andare via con tutte le sciagure derivanti dalla mancata ospitalità.
Se si ristruttura l’appartamento si può offendere e si può essere colpiti per ripicca dalla morte di un caro. Un proverbio, al proposito, recita: “Casa accunciata morte apparecchiata”(casa ristrutturata morte preparats).

Ancora oggi le persone più anziane, quelle del popolo, in segno di rispetto, ogni qualvolta entrano o escono dalla propria casa le rivolgono un saluto, un ossequio, talvolta dicendo ad alta voce: “Buonasera, bella ‘mbriana mia”.

La bella ‘mbriana, quale elemento tipico della cultura napoletana, è citata in ambito letterario e musicale. Tra le citazioni letterarie si annoverano quelle di Giambattista Basile, letterato napoletano dell’epoca barocca, di Giuseppe Pitrè, nella sua opera Curiosità popolari tradizionali del 1890, e di Carlo Tito Dalbono, Giovanni Emanuele Bidera, Gaetano Amalfi e Matilde Serao.

Inoltre, il cantautore Pino Daniele le ha dedicato un album, Bella ‘mbriana, e una canzone.

Visitare gli scavi archeologici di Pompei, Ercolano, Stabia e i Campi Flegrei

Circa duemila anni fa un’eruzione del vulcano di Napoli mise fine a quattro città romane, tra cui la famosissima Pompei. L’intensa emozione che si prova a visitare la zona è fatta di rispetto verso la forza immane della natura, ma anche di intima confidenza con la civiltà di allora.

Anche se Napoli è una città vulcanica – non soltanto in termini geologici, ma anche di carattere – visitando il suo vulcano non dovete mai preoccuparvi troppo. Se il Vesuvio dovesse cominciare a eruttare – come ha fatto molte volte da quell’anno 79 in cui distrusse e seppellì le città romane di PompeiErcolano e Stabia – vi potreste mettere al sicuro in tempo, perché questo è forse il vulcano tenuto sotto più stretto controllo al mondo. Ci sono piani di avvertimento, e di eventuale evacuazione delle popolazioni residenti. Vi rimane il senso del brivido di camminare sulla groppa di una specie di gigantesco animale vivo, oggi dormiente ma vivo, in una qualità di rapporto con l’onnipotenza della natura, molto più grande di noi, che non è facile descrivere a parole.

Il Vesuvio

Scalare il Vesuvio non è una vera avventura. Anzi, non è nemmeno una vera scalata, perché vi potete avvicinare in autobus – anche in una mezz’ora dagli scavi di Pompei o Ercolano, se è dalle città romane che parte la vostra visita della zona – e semplicemente camminare in salita fino alla vetta. Lo spettacolo del cratere, enorme e un po’ minaccioso anche ora che è quieto, sarà già di per sé una buona ragione per avervi convinto, ma la vera meraviglia è un’altra: la vista panoramica del Golfo di Napoli e della città sul mare. È come dominare il golfo da un aereo a bassa quota o da un elicottero. Impagabile.

Una passeggiata – vista golfo – sulla cima del vulcano, nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio.

Vi trovate nel Parco Nazionale del Vesuvio, costituito una ventina d’anni fa: dovete mettere in conto il costo di un biglietto d’ingresso, ma in compenso avete la sicurezza di trovarvi in un paesaggio assistito. È segnalato chiarissimo dove è meglio che non vi avventuriate, e il sentiero principale che porta al cratere (di sentieri nel Parco ce ne sono altri, non tutti così facili da percorrere) è comodo e ben delimitato.

A proposito di natura, riconoscete le ginestre che contrastano con il paesaggio aspro e gli danni segni di vita? Il loro periodo di fioritura – improvvise macchie di un particolare giallo, nette sul terreno arido – è la primavera-estate.

Veduta di antichità romane agli scavi di Pompei. Sullo sfondo: il Vesuvio.

Gli scavi di Pompei

Pompei – o, se volessimo usare il nome latino antico, Pompeii – è oggi una zona di scavi aperti al pubblico fra le più vaste al mondo, riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’umanità. Quanto a importanza, poi, è assolutamente unica nell’avere conservato un’intera città romana nella sua vita di tutti i giorni, interrotta d’improvviso e rimasta come imbalsamata in un gigantesco plastico su scala urbana.
Se volete essere metodici nella vostra visita a Pompei, potete cominciare la visita dal museo, subito commuovendovi a vedere le figure umane degli abitanti sorpresi dall’eruzione. Sembrano persone vere, ma sono semplicemente i calchi – ricavati dagli archeologi versando gesso in certe cavità dove si intuiva la presenza di ossa umane – di persone rimaste intrappolate dalla pioggia di cenere eruttata dal Vesuvio. Nei secoli lo strato di cenere si è solidificato, i corpi si sono dissolti, e la cavità delle loro forme è rimasta. Pare di poter dialogare con persone di duemila anni fa, e non è un modo di dire.

Calchi di un gruppo di vittime pompeiane dell’eruzione del 79 d.C.

Invece che su quello della solidarietà umana, siete impressionati sul lato storico-artistico quando visitate le abitazioni dei pompeiani antichi, come la Casa del Fauno, quella dei Vettii o quella degli Amorini Dorati, che prendono nome dal soggetto dominante dei loro straordinari affreschi o da quello dei proprietari. Prima ancora di arrivare alle abitazioni, è probabile passeggiate per gli spazi pubblici della città antica: la Basilica dove si rendeva giustizia, il Foro dove ci si ritrovava, i templi dove si veneravano gli dei e perfino il Lupanare – che in italiano corrente chiameremmo il bordello – con le sue pitture vietate ai minori. Ciò che comunque dappertutto impressiona sono le tre dimensioni: scordatevi degli scavi archeologici che trovate altrove in tutta Europa, con i loro resti di muretti ricostruiti, alti al massimo un metro. A Pompei le case sono ancora alte esattamente come nell’anno 79. Unico è dire poco.​

1: Interni di una domus romana conservata a Pompei, con ricchi mosaici sul pavimento
2: Parete affrescata all’interno di una domus di Pompei

Nella quiete maestosa dell’anfiteatro – con l’erba a prato che ora colonizza le gradinate, da dove gli antichi pompeiani assistevano a lotte armate fra gladiatori – vi potrebbe venire in mente il concerto Live at Pompeii dei Pink Floyd. Non è possibile vi ricordiate di esserci stati di persona, però, perché quello spettacolo non aveva pubblico… È stato soltanto una registrazione privata. Il leader del gruppo, David Gilmour, è tornato qui qualche anno fa per tenere invece un concerto vero, unico spettacolo nell’anfiteatro di Pompei negli ultimi diciannove secoli. Più delle memorie rock, in ogni caso, è significativo il dato storico che questo di Pompei sembra essere stato il più antico anfiteatro stabile mai costruito in età romana, tanto importante e ricca la città doveva essere.

Veduta dall’alto degli scavi archeologici di Ercolano.

Gli scavi di Ercolano

Sempre sotto il Vesuvio, ma una ventina di chilometri più a ovest e molto più vicina a Napoli, trovate gli scavi della romana Herculaneum, meno estesi ma altrettanto impressionanti, e come integrati nell’abitato della Ercolano odierna. Ci sarebbe ancora moltissimo da scavare attorno, se nella zona di interesse archeologico non ci fossero, ovviamente in perfetta legittimità, anche le case degli abitanti di oggi. Qui la qualità della percezione tridimensionale è perfino più clamorosa che a Pompei: sui lastricati stradali si cammina come in qualsiasi altra strada non archeologica, le abitazioni di duemila anni fa – particolarmente notevoli le Case dell’Albergo, dell’Atrio a Mosaico e dei Cervi – sembrano costruite ieri, e sculture e affreschi vi vengono incontro del tutto naturalmente, in forme e colori vividi. Datevi un pizzicotto per svegliarvi: non state sognando, e non è una ricostruzione alla Disneyland. È tutto vero.

Figure affrescate provenienti dagli scavi dell’antica Stabia

Gli scavi di Stabia

Potete visitare anche quanto rimane di Stabiæ, che è viceversa più a sud di Pompei e che ha avuto una storia differente. L’abitato è stato ripopolato non molto dopo l’eruzione dell’anno 79, e oggi la zona degli scavi si trova isolata in mezzo al moderno abitato di Castellamare di Stabia. Sono tornate alla luce cinque residenze dell’antica città romana: Villa Arianna e Villa San MarcoVilla Petraro e Villa Carmiano, reinterrate, e il cosiddetto “Secondo complesso”. Villa San Marco fu costruita nella prima epoca imperiale e rimaneggiata in età claudia: l’accesso, oggi dalla zona delle terme, conduce ai tre ambienti del “calidarium”, “tepidarium” e “frigidarium”, da cui si passa al giardino porticato con piscina. Qui è come se mancasse il contesto, ma le abitazioni, le sofisticate murature, le pavimentazioni a mosaico e soprattutto gli affreschi antichi romani sono della stessa qualità di quelli di Pompei e di Ercolano. Se avete il gusto del dettaglio invece che quello dell’insieme, anche Stabia è da non perdere.

I Campi Flegrei

Il gigantesco cono del Vesuvio domina tutta la zona di Napoli, ma non è certamente l’unica presenza vulcanica attorno alla città. Con i trasporti pubblici potete raggiungere da Napoli i Campi Flegrei, una zona subito a ovest del capoluogo verso Pozzuoli e le isole di Procida e Ischia, dove le attività vulcaniche vi appaiono minori per dimensioni, eppure altrettanto evidenti e perfino più spettacolari.

Il Vesuvio non ha più – come aveva fino all’eruzione del 1944 – un pennacchio di fumo continuo ben visibile in uscita verso il cielo. Qui, invece, dal cratere della Solfatara escono ancora oggi praticamente continue fumarole di anidride solforosa e getti di fango bollente. Detto fra parentesi, è qui che sono state girate le inquadrature vulcaniche del video di Live at Pompeii

Vista delle fumarole della Solfatara di Pozzuoli.

Le fumarole non sono geyser, come vi verrebbe fatto di pensare, ma ci vanno molto vicino. Rispettate le indicazioni e non entrate nelle zone recintate: i fumi di zolfo, anche se non sono affatto velenosi, possono dare stordimento ad avvicinarsi troppo. La Solfatara è infatti in stato quiescente ma ancora piuttosto attiva, e non è che uno dei quaranta vulcani e vulcanetti che costituiscono i Campi Flegrei.
Nel grande cratere spento degli Astroni, che è ora oasi naturalistica gestita dal World Wildlife Fund, potete fare visite guidate o tranquille passeggiate nel verde attorno a piccoli laghi, anziché tra fumi sulfurei, e in zona ci sono naturalmente anche sorgenti di acqua termale come quelle di Agnano. Le famose terme nell’isola di Ischia appartengono anche loro al sistema vulcanico dei Campi Flegrei.
Il movimento del terreno sotto di voi è troppo lento perché un essere umano possa rendersene conto, ma le misurazioni testimoniamo di un continuo impercettibile alzarsi e abbassarsi dei Campi Flegrei rispetto al livello del mare. La parola scientifica per questo fenomeno è bradisismo, e anche questo è un fenomeno vulcanico. Il tempio di Serapide a Pozzuoli, che ha più o meno duemila anni e che è evidentemente più in basso della città attorno, ne è un esempio storico evidente.

Gli scavi di Baia

A confermare le vite parallele fra attività vulcaniche e civiltà antiche, fanno parte dei Campi Flegrei i resti archeologici della romana Baiæ, a sud di Pozzuoli. Trovate i cosiddetti templi di Diana e di Venere nel villaggio di oggi, accanto al piccolo porto sul Golfo di Napoli, e non vi stupisce troppo scoprire che si trattava in realtà di edifici termali, così importanti che soltanto la cupola del Pantheon di Roma era più grande di queste.
Nemmeno vi stupisce – visto che siamo in zona di bradisismi – venire a sapere che la Baia antica è oggi sommersa, protetta come parco marino a una profondità di cinque-sette metri. La potete toccare con mano soltanto se vi armate di respiratore, e andate a visitare ville e ninfei di venti secoli fa sotto la guida dei sub locali. Un’altra scelta, meno avventurosa, può essere l’escursione su un battello con il fondo trasparente: è come affacciarsi sulla città romana da una finestra attraverso l’acqua.

Le migliori trattorie tradizionali di Napoli da non perdere

Una delle domande che ci rivolgono spesso i nostri ospiti è “Ma se siamo stanchi di mangiare pizza…dove possiamo mangiare bene al centro storico?”.
Sono tante le trattorie che offrono ragù, spaghetti ai frutti di mare, genovese e tante altre bontà della tradizione culinaria partenopea a pochi passi dalla nostra casa vacanze. Si tratta di piatti della tradizione a prezzi sempre molto contenuti: difficilmente si superano i 20 euro. Queste sono le nostre preferite.
Unica regola: sono tutte a meno di 10 minuti a piedi dalla nostra casa vacanze!

ANTICA OSTERIA PISANO
Dal 1947 una piccola leggenda gastronomica napoletana. L’antica osteria Pisano propone non solo i tradizionali e deliziosi sapori della cucina classica partenopea ma anche piatti innovativi proposti dallo chef.
Dove: Piazzetta Crocelle ai Mannesi 1 (angolo via Duomo).
Tel.: +39 081 554 83 25
Aperto a pranzo e cena. Chiuso la domenica.

ANTICA TRATTORIA DA CARMINE
Il locale si trova proprio su Via dei Tribunali che possiamo definire la strada “più buona” di Napoli. Al contrario della maggior parte dei locali del centro storico, questo è un locale di media grandezza. Rispetto ad una classica trattoria, “Da Carmine” presenta una scelta decisamente maggiore. È interessante notare come si passi dall’umile, seppur deliziosa, pasta e patate con la provola a piatti più elaborati e costosi di pesce.
Dove: Via dei Tribunali 330
Tel.: +39 081 29 43 83
Aperto solo a pranzo martedì e domenica, sempre negli altri giorni. Chiuso il lunedì.

LA CANTINA DI VIA SAPIENZA
Dal 1900 cucina tipica partenopea dove puoi gustare le migliori specialità locali. Basta citare la sua famosa parmigiana di melanzane ma senza dimenticare gli gnocchi alla sorrentina, i mezzani alla genovese, la pasta patate e provola che si alternano di giorno in giorno in un menù mai uguale, che propone varianti di primi a seconda del giorno della settimana. Tra i secondi da annoverare il baccalà e le alici fritte per intenditori!
Dove: Via della Sapienza 40
Tel.: +39 081 45 90 78
Aperto solo a pranzo. Chiuso la domenica.

LA TAVERNA A SANTA CHIARA
Ristorante tipico che affaccia sul chiostro dell’omonimo monastero nel centro storico di Napoli, che ha fatto della sapiente combinazione tra cucina tradizionale e incursioni nella modernità un vero e proprio marchio di fabbrica. La gestione, familiare e amichevole ma allo stesso tempo attenta alle innovazioni del settore, permette a chi sceglie di sostare nel locale di scoprire la vera anima enogastronomica della città. Da non perdere la pasta e piselli.
Dove: Via Santa Chiara 6
Tel.: +39 081 048 49 08
Aperto a pranzo e a cena. Chiuso il lunedì.

OSTERIA DA CARMELA
L’Osteria nasce nel 1967 sotto il teatro Bellini, uno dei più famosi della città. I primi sono quelli canonici: magnifica pasta e ceci e linguine con il soffritto. Tra i secondi , la carne alla genovese, i crocchè di spinaci e ricotta, le polpette di pesce, i polipetti alla “luciana”. Da fare al momento carne alla brace, o spigola all’acqua pazza con patate.
Dove: Via Conte di Ruvo, 12
Tel.: +39 081 549 97 38
Aperto a pranzo e a cena tutti i giorni.

OSTERIA LA CHITARRA
Questo luogo è davvero uno scrigno della memoria, un posto del cuore. Qui ci sono segni della storia di Napoli rari e introvabili. Una dozzina di tavoli sistemati per ottimizzare il numero delle sedute, pavimento in cotto, le pareti calde, foto, cartoline e soprattutto una chitarra al muro. Dalla cotica alla pasta e fagioli, il coroniello, la selezione di salumi e formaggi, i vini esprimo la passione dei gestori da quasi 25 anni.
Dove: Rampe San Giovanni Maggiore 1/bis
Tel.: +39 081 552 91 03
Aperto a cena. Chiuso la domenica.

‘A LUCIANELLA
Ristorante tipico di cucina napoletana e specialità marinare, dove poter gustare pietanze classiche interpretate ad arte da chef di talento che compongono piatti come la “pasta e fagioli a mare”.
Dove: Vico Cinquesanti 29
Tel.: +39 081 29 50 68
Aperto a pranzo e a cena tutti i giorni.

A Ferragosto torna “La Notte della Tammorra 2019”

Torna a Ferragosto l’appuntamento più importante dell’estate partenopea con la musica folk. Rotonda Diaz, sul Lungomare Caracciolo, ospita il 15 agosto alle 21, la 19esima edizione de La Notte della Tammorra promossa e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

La serata è a cura di Carlo Faiello, maestro concertatore, con la partecipazione del Dipartimento di Musica Popolare di Vallo della Lucania.

Grande ospite sarà Peppe Barra, per la prima volta in questa manifestazione, con la band composta da Ivan Lacagnina alla batteria, Paolo Del Vecchio alla chitarra, Giorgio Mellone al violoncello, Luca Urciolo alla fisarmonica e Sasà Pelosi al basso.

Si tratterà di una performance fatta di musica, di danza e di canto, intessuta sul canovaccio della tradizione, ma senza paura di affrontare l’innovazione. Come dire, lo sguardo dritto nel futuro, ma coi piedi saldamente piantati nella storia.

Sul palco, diretti da Carlo Faiello, si succederanno cantanti (o “cantatori”), musicisti, artisti, paranze, corali. Il risultato sarà un flusso sonoro che si tenderà tra gli archetipi tradizionali e le sperimentazioni più moderne.

Il programma e gli artisti sul palco

Tra gli ospiti Maurizio Capone, Nello Daniele, Marcello Colasurdo, Giovanni Mauriello, Fiorenza Calogero e Patrizia Spinosi. Sul palco si alterneranno tanti suoni: dalle zampogne del Cilento alla tarantella montemaranese, dalla tammurriata dell’agro nocerino-sarnese a quella vesuviana, dai tamburi della Madonna Avvocata alle fronne e il canto‘a figliola, che inaugura la serata. Il “canto ‘a figliola” sarà eseguito da una coppia di maestri cantatori della tradizione: Masino Tirozzi detto ”o figlio d”o zi’ padrone” e Vincenzo Rea detto “Tarantella”.

Durante la serata, la Tammurriata di accoglienza di Raffaele Inserra e le voci di Gianfranco Ricco detto ‘Antichità’ e Catello Gargiulo, esponenti del canto etnico.Non può mancare, come accennato, Marcello Colasurdo, tradizionale esponente della musica popolare campana.

Chi vuole aspettare l’alba del 16 agosto, ci sarà un gran finale di balli sul tamburo con paranze spontanee.

Informazioni sulla Notte della Tammorra 2019

Dove: alla Rotonda Diaz di Napoli

Quando: il 15 agosto 2019

Orario: dalle 21.00

Prezzo: ingresso libero

Per info sulla Notte della Tammorra 2019 consultare l’Evento Facebook

Stazioni dell’arte della Metropolitana di Napoli.

L’amministrazione comunale ha trasformato le semplici e poco attraenti fermate della Metropolitana di Napoli in luoghi affascinanti dove i cittadini possono incontrare l’arte contemporanea mentre usufruiscono del servizio pubblico. Gli spazi interni della Linea 1 e della Linea 6 accolgono circa 200 opere realizzate da 100 artisti contemporanei, trasformando ogni fermata metropolitana in un percorso espositivo aperto. Un museo distribuito sull’intera area urbana che permette al territorio di acquistare un nuovo valore e fama internazionale.

Nel 2012, la stazione Toledo fu eletta dal quotidiano The Daily Telegraph come “Stazione metro più bella d’Europa”, strappando il primo posto alla fermata Komsomolskaya della metro di Mosca. Riconosciuta anche la bellezza della fermata di Materdei che si posizionò al 13° posto della classifica.

Informazioni sulle visite guidate

Nel mese di luglio è partito “Metro Art Focus Tour“, il nuovo appuntamento per scoprire le stazioni dell’arte della rete metropolitana di Napoli. Le visite si fermano per agosto e nel mese di settembre arriverà una nuova programmazione. Per informazioni su visite e attività didattiche scrivere all’email infoarte@anm.it.

Vademecum comportamentale

Al fine di agevolare lo svolgimento della visita alle “stazioni dell’arte” e la contemporanea necessità di assicurare la regolare circolazione dei treni e dei passeggeri del servizio metropolitano, si devono osservare le seguenti regole:

  • Non è consentito sostare e/o intralciare la circolazione dei passeggeri ostruendo o limitando il passaggio lungo le vie di transito quali, varchi di accesso (tornelli), scale fisse, scale mobili, ascensori, tapis roulant, montascale, percorsi per ipovedenti, etc.
  • Non è consentito sostare e/o intralciare gli accessi a locali tecnici e/o ad attrezzature di emergenza.
  • E’ assolutamente vietato toccare le opere d’arte presenti in stazione
  • E’ assolutamente vietato appoggiarsi alle opere d’arte o appoggiare qualsiasi oggetto (zaini, borse, ombrelli, etc.) che potrebbe arrecare danni, sanzionabili ai sensi delle leggi vigenti in materia.
  • Non è consentito fare e divulgare fotografie e/o riprese audiovisive per usi diversi da fini privati, nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore e della privacy.
  • E’ assolutamente vietato, ai fini della sicurezza della circolazione dei treni, usare il flash in caso di fotografie effettuate in banchina.

Si ricorda che l’accesso alle stazioni è consentito solo ai possessori di regolare titolo di viaggio.